sabato, Settembre 23, 2023

La vera e ultima Pasqua

«(…) La festa di Pasqua è certo il ricordo sacramentale della morte e della resurrezione del Cristo, ma quel mistero non potrebbe essere celebrato se noi non anticipassimo anche la fine e la resurrezione di tutte le cose, la vera Pasqua, la Pasqua ultima, definitiva, quando intorno alla tavola di Dio si raccoglieranno tutti gli uomini, di tutte le stirpi, di tutti i tempi, per vivere la gioia pura, immensa di una loro comunione con Dio».

La presenza del Cristo, p. 175 (I edizione)

La pace e la gioia del Natale

«La pace del Natale, la gioia del Natale suppongono come condizione il raccoglimento della notte, la solitudine della grotta. (…) Gesù nasce nella notte, nasce nella grotta: anche tu devi vivere così.

Se tu non entri in questa solitudine, se non scendi in questo silenzio, tu non possiedi la pace, tu non puoi pretendere di conoscere la gioia. La gioia del cristiano (…) è l’incontrarsi con Dio nell’intimo della propria anima, nel centro di sé».

Ritiro del 19 dicembre 1971 a Casa San Sergio

Vivere la Quaresima (1959)

Vorrei esortarvi a vivere in questi giorni di Quaresima in più intimo raccoglimento, in una più continua preghiera. (…) Soprattutto sia in tutti più forte, più decisa, più ferma la volontà di rispondere a Dio, di non volergli negare cosa alcuna che Egli ci chieda, di non volere misurare quanto noi gli doniamo, ma di essere piuttosto contenti che Egli ci chieda ogni giorno di più e ogni giorno di più ci faccia simili a Cristo nella pazienza e nell’umiltà.

Circolare del 12 Novembre 1959, Ut sitis filii Patris vestri (I vol.)

Vivere il Natale (1994)

Noi dobbiamo vivere il Natale come rinnovamento non della Sua nascita, ma della nascita nostra in Cristo.

Che il Cristo nasca davvero in noi e, vivendo in noi, faccia della nostra natura umana lo strumento della Sua medesima vita.

Ritiro del 18 dicembre 1994 a Firenze

Pentecoste: aprirci al dono di Dio (1979)

In questo giorno solenne di Pentecoste… noi dobbiamo, come la Vergine, aprirci totalmente a questo Dono di Dio, accoglierlo in noi, perché tutta la nostra umanità sia attratta, assunta dal Verbo, divenga un solo corpo col Cristo e, vivendo, in una sola vita con Cristo Signore, tutta la nostra vita sia trasfigurata, divenga puro amore, amore per Iddio e amore per i fratelli.

Adunanza del 3 giugno 1979 a Firenze

Morte e risurrezione (1980)

Il cristianesimo qualche volta si è fermato troppo sulla crocifissione e sulla morte, anziché sulla resurrezione. Pensate un poco a tutta la spiritualità del 1700, ai Passionisti, a san Leonardo da Porto Maurizio che ha istituito la devozione della Via Crucis. Ma la Via Crucis non è una vera devozione cristiana.
La Via della croce non termina nella tomba: termina nella gloria, nella luce, nel trionfo della resurrezione. Non si può separare la morte dalla resurrezione, non si può separare la passione dalla gioia. Noi viviamo per la gioia, non viviamo per la passione (…). La passione è un cammino, non è la mèta.

Ritiro a Firenze, 20 gennaio 1980

La Settimana Santa (1990)

Celebriamo in questi giorni della settimana santa l’adempimento delle promesse fatte da Dio al popolo d’Israele, il compimento dei disegni divini riguardo alla creazione intera. Se siamo cristiani crediamo che gli avvenimenti che celebriamo in questi giorni sono il compimento non solo della vita del Cristo, ma di tutta la storia sacra del mondo, anzi, della creazione medesima.

Ritiro a Casa San Sergio (FI), 8 aprile 1990

La risurrezione del Cristo (1996)

La resurrezione del Cristo è la resurrezione di tutta quanta la creazione, come insegna sant’Ambrogio: «Resurrexit in eo caelum, resurrexit in eo terra – Risorse in Lui la terra e il cielo». Tutto è risorto col Cristo. L’atto per il quale l’umanità del Cristo si sciolse dai vincoli della morte è l’atto mediante il quale tutta la creazione si solleva a Dio in una lode eterna, infinita.

Ritiro a Bologna, 25 febbraio 1996

Il mistero dell’Epifania (1974)

La rivelazione suprema che Dio ha dato di sé nella sua infanzia umile, è nella sua morte al mondo; e anche noi stessi riveleremo Dio nella misura che veniamo meno a noi stessi. Il mistero dell’Epifania esige, come sua condizione, l’umiltà più profonda, la semplicità più pura; esige che noi sappiamo rinunziare a noi stessi, esige che noi vogliamo non essere qualche cosa, ma essere una pura condizione a una sua presenza, non avere più nome.

Adunanza del 6 gennaio 1974 a Firenze

Essere pura condizione alla Presenza (1974)

La rivelazione suprema che Dio ha dato di sé nella sua infanzia umile, è nella sua morte al mondo; e anche noi stessi riveleremo Dio nella misura che veniamo meno a noi stessi.

Il mistero dell’Epifania esige, come sua condizione, l’umiltà più profonda, la semplicità più pura; esige che noi sappiamo rinunziare a noi stessi, esige che noi vogliamo non essere qualche cosa, ma essere una pura condizione a una sua presenza, non avere più nome.

Adunanza a Firenze, 6 gennaio 1974